MOTIVAZIONE

Ricordo i miei nonni che avevano, non distante dal paese, un campo per coltivare le piante necessarie alla famiglia.

Ricordo le mani esperte del nonno che affidava i semi a quella terra che “ci sostenta e ci governa”. Seminava quasi danzando, allegro, colmo di speranza.

Al ritorno dal campo, ci concedevamo una sosta in un capitello Mariano che aveva un tetto per offrire riparo dal temporale. In quel luogo ci ristoravamo prima di tornare a casa.

Ricordo mio nonno che entrando si toglieva il cappello con un gesto rapido da uomo burbero. Era in quel gesto la sua preghiera. Mia nonna invece esagerava con i fiori di campo. Ne posava una quantità eccessiva intorno alla statuetta sacra. E come lei altre paesane. Era il loro laudato si’.

Credo che nasca da questi rituali il mio desiderio. Non potevo essere altro che un artista.

La natura, i semi, la speranza, il mistero del creato.

L’ossessione di provare a sciogliere l’indifferenza dell’uomo verso l’ambiente che lo ospita.

Coltivo i miei campi di equilibri possibili. Sfido il senso del possesso. Mi dedico così alla “cura della casa comune”.

Lascia un commento